Iran 2017, photo di Alessandro Cinque
Hamid sbatte i pugni stretti sul tavolo di legno scuro, seduto in cucina accanto alla madre Sholeh. È nervoso: sono ore che ricarica la pagina di ckgsir.com alla ricerca di uno spazio libero per prenotare l’appuntamento all’ambasciata italiana di Teheran. Fuori, tra Azadi e Enghelab Square, le proteste contro il carovita (soprattutto dopo le sanzioni USA) e l’alto tasso di disoccupazione giovanile si sono spente con la giornata. Internet va a singhiozzo, come spesso accade durante i periodi di protesta, per rendere difficoltosa l’organizzazione degli incontri tra manifestanti. Maryam è impaziente, ogni sera chiama la madre dall’Italia. «Mamma quando arrivi? Hai preso l’appuntamento per il visto?» Sholeh non è ancora riuscita. Da giorni ricarica il calendario ma tutte le date sono rosse, slot full. Per poco lei e Hamid hanno creduto di avercela fatta: 18 luglio 2018, tra le otto e le dodici, ma al momento di dare l’ok il tasto book appointment non funziona. Devono ricaricare la pagina, di nuovo.
Maryam teme che la madre non riesca a partire. Sui social legge che in Iran diventa sempre più complicato cambiare i Rial in Euro mentre al sud le forze di sicurezza sparano sulla folla per sedare le manifestazioni. «Così abbiamo deciso di rivolgerci alle agenzie» racconta Hamid al telefono. Il suo tono è leggermente imbarazzato ma soprattutto è agitato, innervosito. Sholeh desidera tornare anche quest’anno in Italia, a trovare la figlia che si è trasferita a Milano sei anni fa. Conoscono già l’iter che li aspetta.
Ed è una prassi nota a quasi tutti gli iraniani che richiedono il visto per l’Italia (e non solo) soprattutto per brevi periodi: gli appuntamenti rimangono liberi soltanto pochi minuti. La pagina è lenta per i troppi utenti che navigano contemporaneamente.
Errore tecnico. Il calendario è già pieno.
Diventa normale rivolgersi alle agenzie di viaggio che, invece di organizzare la vacanza in Toscana, si propongono per fissare un appuntamento all’ambasciata italiana di Teheran. I prezzi vanno tra i 15 ed i 400 euro sulla base del periodo e della richiesta. «Duecentoquindici mila toman (circa 45 euro) adesso» conferma Maryam dopo aver parlato con l’agenzia. Lo stipendio medio oggi in Iran si aggira intorno ai 180 euro.
Gli annunci delle agenzie sono ovunque anche sul web «Per appuntamento con l’ambasciata contattaci. Procedura urgente o standard?» Ma tra le faq di ckgsir.com si legge che la procedura urgente non è prevista.
Tutti sanno che funziona così. Lo sanno anche all’ambasciata dove dicono che se durante il colloquio emerge che l’appuntamento è stato preso tramite agenzia verrà rigettato, racconta Maryam. «Ma possibile che non facciano nulla per risolvere un problema che da anni è sotto gli occhi di tutti?» È arrabbiata mentre lo dice. Potrebbe non esserci nulla di illegale nella capacità delle agenzie di prenotare così tanti appuntamenti da rivendere ai clienti ma è una procedura altamente scorretta e non è chiaro come riescano a riservare contemporaneamente molti colloqui mentre, normalmente, è difficile trovare libero un solo slot. «Sicuramente» afferma «molte agenzie hanno contatti poco chiari con i membri dell’ambasciata». Ed effettivamente pare che ci sia un problema di corruzione tra i contrattisti della delegazione italiana e le agenzie di viaggio. L’ambasciata ha già provato a risolvere la questione due anni fa passando la gestione degli appuntamenti ad un’azienda esterna. «Prima, quando gli appuntamenti si prenotavano direttamente dal sito dell’ambasciata, era ancora peggio e le caselle di posta erano sempre piene».
Anche Mahdi, Alì, Mohammad, Assid hanno vissuto esperienze simili a quelle di Sholeh. Tantissimi studenti già in possesso delle lettere di ammissione per le università italiane si sono sentiti dire dai funzionari «ritorna il mese prossimo» ritardando o perdendo la possibilità di iscriversi per l’anno in corso. E spesso si tratta di un’opportunità, per gli studenti iraniani, che va oltre il titolo di studio, infranta dalla mancancata concessione del visto, immotivata. Nel 2017 i Ragazzi di Teheran indirizzarono all’allora Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, una petizione con più di 16 mila sostenitori che lanciava accuse piuttosto gravi all’amabsciata italiana: molti affermavano di aver pagato tra i 150 ed i 900 euro al mercato nero solo per ricevere un appuntamento. L’ambasciata negò ogni responsabilità ma confermò che soggetti estranei erano coinvolti in questo tipo di pratica.
«Non è giusto» conclude Assid «sono in Italia da quattro anni per studiare farmacia e non riesco a trovare facilmente il tempo, tra gli esami ed il lavoro, per tornare a casa in Iran. Non è giusto, per me e per i miei amici, non sapere quando le nostre famiglie potranno venirci a trovare».
Farid non ha questo problema: è un giovane imprenditore membro della Camera di Commercio Italo-Iraniana e per lui la procedura è veloce ed il visto di lunga durata.